Colonialismo, oppio dei popoli

L’impero coloniale britannico è il primo narcostato della storia. Amitav Ghosh in “Fumo e ceneri” racconta come la ricchezza dell’Occidente sia stata costruita anche creando la dipendenza dall’oppio, in un intreccio di affari che lega paesi lontani, dal Giappone agli Stati uniti e aprì la strada alla Rivoluzione industriale.

Molte fortune sono sorte grazie alla rovina di decine di milioni di vite umane, a soprusi, allo sfruttamento e a guerre in nome del Libero Scambio. Ma come per l’apprendista stregone, il papavero da oppio, dopo aver contribuito allo sviluppo della modernità, potrebbe oggi contribuire al suo declino.

(Nell’immagine di apertura, un clipper di Baltimora, di James Edward Buttersworth – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=173347. Grazie alla navi di questo modello i nordamericani svilupparono un ampio traffico di oppio, tè, e all’occorrenza schiavi e manodopera)

Partiamo dal fondo e poi facciamo un passo indietro. Il fondo è la fase finale (al momento) di un tragitto e quello di un libro. La fase finale è quella che stiamo vivendo (terminale dell’Antropocene o, chissà, di transizione verso un’altra epoca), il libro è Fumo e ceneri. Il viaggio di uno scrittore nelle storie nascoste dell’oppio di Amitav Ghosh (Einaudi, 2025, pp. 395, euro 22, traduzione di Norman Gobetti e Anna Nadotti, titolo originale Smoke and Ashes). Il passo indietro ci porta fino alle soglie dell’età moderna.

Nelle pagine conclusive del suo ultimo saggio-viaggio (che lo ha portato a percorrere le rotte tra India e Cina, ma anche tra Asia, Inghilterra e Stati uniti), il grande scrittore di fama internazionale rileva alcune differenze e alcune somiglianze tra la storia mondiale degli ultimi secoli e l’oggi. Lo smercio di droga (che è al centro del libro) è ora in mano a reti criminali e non più, come si vedrà, a regimi coloniali, anche se nuove tecnologie come il superpapavero geneticamente modificato aprono alla coltivazione della pianta da oppio nuovi impensati territori e se guerre, stati falliti, conflitti intestini e cambiamento climatico ne favoriscono la coltivazione e renderanno più difficile arginare l’oppio e i suoi derivati (p. 307). «Il papavero, dopo essere stato una forza propulsiva della modernità – ammonisce Ghosh – contribuirà al suo tramonto» (p. 308).

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