L’università contribuisce a cambiare il mondo, in meglio.

Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena, nel libro "Libera università" analizza colpe e deviazioni del sistema accademico, ma ne rivendica anche l'autonomia e il ruolo di sede di pensiero critico. Gli atenei devono essere luoghi di non-consenso, plurali e diversi, intenti a far saltare le barriere tra discipline.

(Nell’immagine di apertura, Frammenti dell’arca di Giovanni da Legnano di Pier Paolo dalle Masegne, Bologna, Museo Civico Medievale).

Tomaso Montanari, storico dell’arte e rettore dell’Università per stranieri di Pisa, è un volto e una firma noti per presenze televisive ed editoriali, sempre schierato per la pace e il disarmo e in difesa dei valori sociali e democratici della Costituzione italiana. È, insomma, uno dei pochi intellettuali impegnati in un’epoca che esala sentore di autocensura e conformismo.
Da Einaudi è uscito ora Libera università (pp. 117, euro 13), una documentata ricognizione dei tentativi di ”disciplinamento” del mondo accademico a suon di tagli di finanziamenti e pressioni varie, dagli Stati uniti all’Ungheria di Orban, passando per l’Italia, dove troviamo anche l’anomalia del proliferare di università telematiche private, fabbriche ”for profit” di lauree a basso prezzo.

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