L’analisi delle espressioni facciali per il riconoscimento delle emozioni è stata oggetto di immenso interesse per scienziati (1) e ricercatori fin dagli albori della psicologia moderna. Il lavoro pionieristico di Paul Ekman e Wallace Friesen negli anni ’70 ha portato alla scoperta di una serie di emozioni universali – tra cui rabbia, felicità, disgusto e sorpresa – che vengono comunicate attraverso espressioni facciali comuni a tutte le culture. Ciò ha portato allo sviluppo del Facial Action Coding System (FACS), un sistema di codifica delle espressioni facciali che cerca di individuare l’emozione dietro le espressioni.
Con lo sviluppo delle nuove tecnologie, e in particolare dell’intelligenza artificiale (IA), si è registrato un aumento esponenziale della capacità delle macchine di leggere le emozioni umane. Allo stato attuale esistono diversi sistemi in grado di rilevare microespressioni e lievi variazioni del volto umano, nonché software in grado di interpretare il tono della voce e la posizione del corpo.
Le applicazioni di queste tecnologie sono molteplici: dal miglioramento del servizio clienti alla consulenza psicologica, fino al monitoraggio della salute mentale e della sicurezza pubblica. Tuttavia, accanto alle promesse offerte da questi strumenti, si celano significative questioni etiche e legali. La possibilità che l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata per analizzare o addirittura manipolare gli stati emotivi degli individui ha destato notevoli allarmi.
